Farmaci acquistati su Internet

Internet, come “croce e delizia” dei tempi moderni, ha la qualità specifica di riunire il meglio e il peggio. Da una parte mette a disposizione una moltitudine crescente di informazioni, dall’altra gli esperti vedono nel sistema una piazza di commercio pazzescamente grande – chiamata “ e-commerce “ – dove tutto è permesso e quasi tutto – ad oggi – è concesso. I prodotti sono ordinati e pagati via Internet e la fornitura segue con la posta. Se questa forma di commercio si adatta perfettamente per esempio a programmi di informatica, la si vede estesa ad altri prodotti molto più … “ sensibili “. Si può, da oggi, acquistare dei medicamenti via Internet, a volte con conseguenze tragiche !

Quali medicamenti ?

“ Sempre più persone preferiscono affidarsi a Internet per l’acquisto di farmaci, invece di consultare un medico o un farmacista. Così facendo rischiano seri problemi alla salute “, ammonisce l’Ufficio intercantonale di controllo dei medicamenti (UICM) per bocca del suo portavoce Sven Baumann.

Nel campo farmaceutico, su Internet oggi si trova un po’ di tutto ma l’attenzione dei potenziali clienti si rivolge principalmente a tutti quei farmaci che non si ottengono facilmente in farmacia, sia perché sono regolamentati (o addirittura proibiti) sia perché sfuggono da sempre al commercio ufficiale (come gli integratori alimentari usati nelle palestre). La moda e le scoperte scientifiche ben propagandate dai mass-media determinano poi quali sono i prodotti che più possono interessare le masse. E proprio in questo dettaglio sta il nucleo del problema : anche con una struttura in rete piccola, decentralizzata e poco sorvegliata ma adeguatamente pubblicizzata, è possibile raggiungere la quasi totalità della popolazione dei Paesi industrializzati, creandosi un mercato formato da centinaia di milioni di persone. Se poi a ciò si aggiunge la possibilità offerta da Internet di ordinare in un Paese, fornire da un altro e fatturare da una terza nazione, allora vediamo che le possibilità di controllo si assottigliano assai.

I pericoli

“ La qualità di questi prodotti offerti dalla rete telematica – aggiunge Baumann – è oltremodo preoccupante : oltre l’80 % di essi è di cattiva qualità e, dal punto di vista legale, soltanto prodotti blandi come le pastiglie della tosse vendute nei chioschi, possono venir commercializzate via Internet. Contro la fornitura di qualsiasi altro tipo di farmaco si possono adottare misure internazionali “. In effetti è possibile adottare misure di repressione a livello mondiale ma è molto difficile farlo : occorrono – come sempre – tanti soldi, personale super-specializzato e una collaborazione internazionale che non sempre si trova. L’UICM stesso è impegnato in un gruppo di lavoro dell’organizzazione mondiale della sanità proprio su questo aspetto del commercio. Ed avverte la grande necessità di sensibilizzare gli utenti a questo tipo di problematica. Proprio in questi giorni ha lanciato una campagna informativa, diretta al grande pubblico e volta a dimostrare i rischi connessi all’acquisto di medicinali via Internet.

E in Svizzera ?

Dal canto loro, i farmacisti – con l’aiuto dei droghisti – hanno depositato a Berna un’iniziativa corredata da ben 265 mila firme, 32 mila delle quali raccolte in Ticino, in soli sette mesi. L’iniziativa chiede alla Confederazione di “ disciplinare, nell’interesse della salute pubblica, le modalità di commercializzazione dei medicamenti come pure la loro distribuzione personalizzata da parte di professionisti della salute autorizzati a tal fine ; in particolare, previene e vieta qualsiasi incitamento a un consumo inadeguato, eccessivo o abusivo dei medicamenti “. In pratica si tenta di stringere le maglie della rete per fare in modo che passi il minor numero possibile di farmaci. Nell’interesse della popolazione.

 

Ennio Balmelli, portavoce dell’OFCT


Acquisto di medicamenti su Internet : UN RISCHIO REALE PER LA SALUTE

La Food and Drug Administration (FDA) americana e diversi articoli nella stampa internazionale hanno recentemente messo in allarme i paesi sviluppati sul problema dei medicamenti contraffatti. Nel corso del 2003, l’autorità svizzera di controllo dei medicamenti Swissmedic, in collaborazione con le istanze doganiere, è stata più volte confrontata con inchieste volte a scoprire l’importazione di medicinali di provenienza perlomeno dubbia. Se fino ad oggi la contraffazione dei medicamenti era considerata un problema proprio al terzo mondo, secondo le cifre dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i falsi medicinali rappresentano invece dal 10 al 30 % del mercato internazionale. Occorre dire che con la mondializzazione crescente, la complessità delle relazioni economiche, la pressione dei costi nell’ambito della salute e i nuovi farmaci sempre più cari, la tentazione di comprare o di produrre medicamenti a prezzi particolarmente bassi e quindi di rivenderli nei paesi ricchi è molto alta. Si è costatato che sono principalmente i prodotti cari, spesso ancora protetti dai brevetti e vitali per specifici gruppi di pazienti, che subiscono la contraffazione. Ma ce n’è anche per le recenti “life style drugs” particolarmente care, come il Viagra, sicuramente il medicinale più contraffatto al mondo : la sola Swissmedic, nel 2003, ne ha sequestrato più di 22’000 confezioni false. In queste ultime settimane, Swissmedic è stata avvisata a più riprese dalle dogane della confisca di colli contenenti medicamenti psicotropi o stupefacenti ordinati su Internet dalla Svizzera e provenienti principalmente dal Pakistan. Questi prodotti, che possono dare dipendenza fisica e psichica e che sono sottoposti alla legislazione sugli stupefacenti, non possono essere importati che da imprese farmaceutiche al beneficio di un’autorizzazione rilasciata da Swissmedic. Sono farmaci molto potenti e destinati al trattamento terapeutico sotto stretto controllo medico. I farmaci ordinati su Internet sono spesso prodotti in paesi in cui la loro fabbricazione non è sottomessa né alle stesse norme di sicurezza né agli stessi meccanismi di controllo in vigore in Svizzera e rappresentano un pericolo non solo per la sicurezza della terapia ma anche e soprattutto per la salute dei consumatori. Tutte le persone che ordinano farmaci ad un indirizzo Internet sconosciuto, rischiano dunque di ricevere prodotti che contengono troppo poco o addirittura nessun principio attivo, cosa che può causare gravi danni alla salute se non addirittura la morte. Infine, le notizie di imballaggio redatte in lingua straniera, se ci sono, non permettono in generale di sapere qual è la posologia da seguire e quali sono i rischi e gli effetti indesiderabili possibili. I medicamenti sono beni di consumo non comuni che devono essere acquistati in farmacia su ricetta medica oppure su consiglio di personale appositamente formato : non sono MAI oggetti di poco conto da procurarsi dove è più facile o costa meno. Ne va della propria preziosissima salute !

Ennio Balmelli, portavoce dell’OFCT


Medicine, il consiglio che fa la differenza

Farmacisti contro la deregolamentazione delle vendite: fondamentale la nostra consulenza al paziente.

i medicinali devono continuare ad essere venduti solo in farmacia

nell’interesse della salute pubblica.

E a chi rimprovera loro di avere spesso “margini” troppo alti specialmente su certe vendite, replicano che il nuovo sistema retributivo allo studio sarà certamente più adeguato.

La deregolamentazione in atto non deve andare a scapito della salute pubblica. Il medicinale non deve essere consegnato in forma anonima, ma accompagnato dal consiglio degli specialisti” sottolinea il dott. Ennio Balmelli. “Il Ticino – aggiunge il portavoce dell’Ordine dei farmacisti – dispone di una rete capillare di farmacie che copre l’intero territorio (in tutto sono 170), con professionisti sempre a disposizione per rispondere alle domande dei pazienti, senza appuntamento né fattura. Perché dunque andare verso una “americanizzazione” del mercato sanitario che sta mostrando tutti i suoi limiti ? Negli USA il consumo di farmaci è, proporzionalmente, del 25% più alto che in Svizzera e si raggiungono costi altissimi (75 miliardi di dollari all’anno) per l’abuso di medicamenti. Senza consigli, i pazienti/clienti corrono il rischio di scegliere un prodotto non perché è il più adatto al loro specifico caso, ma secondo i messaggi pubblicitari, l’imballaggio più o meno accattivante o, addirittura, il prezzo più a buon mercato.

Eppure, obiettiamo, da diverse parti si auspica la liberazione. Anche dell‘Associazione delle consumatrici della Svizzera italiana ha recentemente preso posizione a favore delle vendite dei farmaci per posta, seppure limitatamente a quelli prescritti dal medico. „Il farmaco, a differenza dei prodotti di cui si occupa generalmente l‘ACSI, non è un bene di consumo ma sociale. Perciò deve essere lasciato nelle mani di persone competenti. È significativa la collaborazione stretta con l‘Ordine dei medici per lo stand di Primexpo: ciò dimostra che sono pienamente sulla nostra lunghezza d‘onda. I visitatori potranno provare la pressione e il colesterolo, conversare con medici e farmacisti, rendersi conto cioè di quel che noi possiamo fare per la loro salute anche solo a parole o semplici strumenti”.
Tenuto conto che le farmacie ticinesi sono visitate giornalmente da un 20 mila persone, di cui almeno la metà chiedono un‘informazione (da quella complessa alla più semplice) i titolari hanno calcolato che, insieme alle medicine, vengono dispensati quotidianamente anche un 10 mila consigli. La consulenza è quantomeno utile – rilevano – anche per acquistare soltanto un ricostituente o un integratore alimentare. Si tratta infatti di stabilire quale sia il più adatto alla persona che lo prende, ma soprattutto di evitare, nel caso di assunzione di più farmaci, le interazioni negative; che cioè gli effetti dell‘uno e dell‘altro si neutralizzino a vicenda o peggio che risultino deleteri. La consulenza da utile diventa necessaria quando si assumono analgesici i cui effetti collaterali potrebbero essere anche pericolosi. Il 6-10% delle ospedalizzazioni che avvengono in Svizzera sono dovute proprio ad un uso non coretto dei medicamenti, uso che può comportare gravi conseguenze alla salute, sottolinea il dottor Balmelli. E aggiunge un altro termine di confronto: oltre 6.500 delle 17.500 domande di consulenza ricevute annualmente dal Centro tossicologico nazionale riguardante l‘uso quantomeno improprio di medicine. L‘Ordine dei farmacisti ticinesi vorrebbe quindi mantenere lo status quo, con in particolare il divieto della vendita per posta, secondo l‘orientamento scaturito anche dalla Commissione sanitaria del Gran Consiglio. Senza dimenticare – conclude Balmelli – che una liberalizzazione come quella auspicata metterebbe a rischio numerosi posti di lavoro (nelle farmacie ticinesi lavora oltre un migliaio di persone) e farebbe diminuire le entrate degli enti pubblici per il venir meno di imposte e tasse.

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